La Curcuma

Di cosa parleremo

La Curcuma longa, detta anche zafferano delle Indie, è una pianta della famiglia delle Zingiberacee, la stessa dello Zenzero.

Tradizionalmente se ne usa la polvere del rizoma, di colore giallo oro, come ingrediente principale del curry indiano, ma è anche utilizzata come colorante alimentare (con la sigla E100) e tessile.
Il rizoma è ricco di principi attivi, tra i quali il più importante è la curcumina, cui vengono ascritti una serie di effetti benefici per la salute.

Tra le sue numerose proprietà spiccano quelle antinfiammatoria, epatoprotettiva, antiossidante e antibiotica; inoltre, la curcumina è anche coleretica (stimola la produzione di bile) e colagoga (stimola la contrazione della colecisti e l’espulsione della bile nell’intestino) e preventiva di malattie neurodegenerative quali l’Alzheimer, nonché di alcuni tumori, specie di quelli a carico dell’apparato digerente e della pelle, ma anche di seno, prostata e polmone.

I meccanismi con cui la curcumina agirebbe sono vari, dalla inibizione della trasformazione delle cellule in tumorali e della loro successiva proliferazione, all’induzione di apoptosi (morte delle cellule malate, senza effetti citotossici sulle cellule sane) e al contrasto dell’infiammazione che, com’è noto, è un substrato ottimale per la invasione tumorale. Vengono inibiti gli enzimi all’origine della biosintesi di sostanze proinfiammatorie e bloccati alcuni recettori per i fattori di crescita cellulare.

In quanto antinfiammatoria, la curcumina risulta attiva anche nei confronti di malattie di natura infiammatoria quali l’artrite, il morbo di Crohn e la psoriasi.

Sembra infine che la curcumina aiuti a ripulire il cervello dal beta-amiloide, principale costituente delle placche tipiche del morbo di Alzheimer.

Se ne usa prevalentemente l’estratto secco in capsule o compresse, titolato al 95% in curcuminoidi (curcumina, demetossicurcumina e bisdemetossicurcumina), antiossidanti che prevengono la formazione di radicali liberi e neutralizzano quelli già in circolo.

Dosaggio: 2 capsule al dì prima o lontano dei pasti principali

Come spezia se ne può usare un cucchiaino o due da aggiungere a fine cottura negli alimenti.

Sono stati eseguiti studi clinici in vitro e su animali, ma il vero problema della curcumina è rappresentato dalla sua scarsa disponibilità in vivo, ovverosia del suo scarso assorbimento da parte dell’organismo.

Questo potrebbe essere facilmente ovviato dall’assunzione di pepe, il cui principio attivo piperina aumenta la biodisponibilità della curcumina, ma a scapito di altri organi, quali le mucose di stomaco ed intestino e i reni.

Pertanto è bene evitare prodotti che contengano tale principio come potenziante dell’assorbimento, mentre di recente si è visto che la formulazione con lecitine e fosfolipidi di soya ne aumenta l’assorbibilità di 29 volte perché protegge la curcumina dall’idrolisi.

La Curcuma è una sostanza generalmente ritenuta sicura, ciononostante alcune categorie di persone dovrebbero fare attenzione per i possibili effetti collaterali: donne in gravidanza o in allattamento, persone in cura con anticoagulanti o che soffrono di disturbi emorragici (la curcumina ha effetti anticoagulanti) e chi soffre di calcoli biliari o peggio di ostruzione delle vie biliari.

Alti dosaggi (2-12 g/die) di curcumina possono provocare nausea e diarrea. Inoltre sembra che la c. alteri il metabolismo in direzione della chelazione del ferro e causando una potenziale carenza di questo.

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